estetica&antropologia
Innummerevoli Illusioni
4 seminari con Carlo Severi
a cura del prof. Rosario Perricone
17 > 21 ottobre 2022
ore 10.00 — 13.00
Palazzo Fernandez /Aula Magna
Via Papireto, 20
Palermo
Le opere d’arte non sono contemplate soltanto nei musei o nelle gallerie, né sono sempre considerate come esempi di pensiero puro. Sono usate costantemente, ad esempio, come oggetti di culto religioso, come monumenti di glorie passate, o come merci. Pertanto, una tradizione iconografica non può essere definita semplicemente da un’iconografia specifica (compresi elementi di stile, autori e periodi). La stessa nozione di tradizione implica che istruzioni, idee, valori e interazioni specifiche formino un sistema, che a sua volta crea ciò che seguendo il concetto di gioco linguistico di Wittgenstein, propongo di chiamare il gioco dello sguardo, che si instaura con le immagini in un determinato contesto culturale o storico.
Nel suo saggio sulle marionette, Heinrich von Kleist fornisce un’idea precisa di come potrebbe funzionare un simile gioco di sguardi con le immagini. Egli osserva che per dare vita al burattino, il burattinaio esegue un gesto estremamente semplice che, però, non ha una relazione diretta e immediata con i movimenti che eseguirà di fatto la bambola. Gli atteggiamenti, i salti, gli attacchi e le lotte che danno l’illusione della vita e si manifestano nel comportamento della marionetta, dipendono sicuramente da un bilanciamento di peso e contrappeso delle diverse parti del corpo del burattino. Ma dipendono anche da numerosi atti di proiezione da parte dello spettatore, che trasformano i gesti e le posizioni del burattino in stati mentali a esso attribuiti: rabbia o amore, esitazione o entusiasmo, aggressività o amicizia. Solo allora il burattino sarà visto come vivo. In effetti, il burattino ha un meccanismo interno che presiede alla sua funzione e ha, inoltre, una sua specifica identità iconografica. Ma è incontestabile che i pensieri che tale meccanismo provoca (in un modo che spesso supera la volontà del burattinaio) debbano essere inclusi nello statuto del burattino.
Lo stesso vale per le tradizioni iconografiche: mettono sempre in campo un’iconografia, ma anche qualcosa di più, ovvero il tipo di gioco di sguardi che si stabilisce con le immagini. La distinzione di questi due livelli è essenziale da un punto di vista antropologico, dal momento che consente di identificare le variazioni relative a un livello o all’altro che si verificano nell’ambito di culture diverse. In uno scambio tra tradizioni diverse potremmo quindi incontrare variazioni iconografiche, variazioni di gioco o entrambe
Charles Baudelaire é forse stato il primo a cogliere questo aspetto plurale e sociale della dimensione estetica. Egli ha osservato che «Le illusioni sono innumerevoli, esattamente quanto lo sono i rapporti tra esseri umani, o tra esseri umani e oggetti ». A partire da questa osservazione di Baudelaire, esamineremo, in quattro seminari, i rapporti possibili tra una « estetica delle immagini intense » (di cui definiremo un primo abbozzo), e alcuni recenti sviluppi dell’ antropologia contemporanea.
Carlo Severi, antropologo, è Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales, Directeur de Recherches al CNRS, e membro del Laboratoire d’anthropologie sociale del Collège de France di Parigi. Tra le sue opere ricordiamo La memoria rituale. Follia e immagine del Bianco in una tradizione amerindiana (Firenze 1993) e (con M. Houseman) Naven, ou le Donner à voir. Essai d’interprétation de l’action rituelle (Parigi 1994), Il percorso e la voce (2004) e L’oggetto persona (2018).
Riconoscimento Crediti Formativi e attestati
Saranno riconosciuti dei crediti formativi agli studenti/esse dell’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Al fine del conseguimento dei crediti o della richiesta degli attestati, è obbligatoria la registazione ai seminari.
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