LA NARRAZIONE DELLO SPAZIO

Sei incontri online per una riflessione aperta a più voci sulla costruzione del nostro immaginario ed insieme anche una riflessione sull’abitare (nei tempi del coronavirus). Il Cinema, Il Teatro, la comunicazione visiva come strumenti narrativi attraverso cui costruire una poetica dello spazio e dare voce al nostro bisogno di abitare.
Marzo — Giugno 2021
a cura di Maia Rosa Mancuso/Antonella Conte


Alessandro Camera/
Interno ed interiorità.

 

22 marzo, ore 10.30


introducono Vittoria Papaleo  e Antonella Conte.

codice Meet: skw-zcyy-xea

 

Dalla casa come esibizione di uno status, del decor, alla casa come spazio privato, luogo della memoria, in cui gli oggetti e gli spazi riflettono l’interiorità di chi abita, esiste un rapporto di stretta complementarietà tra abitazione e abitante, tra spazio e corpo, tra interno e interiorità.
Lo stesso rapporto di complementarietà esiste tra Scena, intesa come luogo drammaturgico, e personaggi di un dramma. Il palcoscenico diventa una sorta di contenitore che restituisce o evoca dinamiche psicologiche.
Lo spazio scenico come luogo abitato dal dramma sarà il tema del dialogo con lo scenografo Alessandro Camera.

 


Alessandro Camera 

Finiti gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, deve la sua formazione professionale e artistica alle collaborazioni con Luciano Damiani e William Orlandi lavorando da subito nei più importanti Teatri nazionali ed internazionali.
Il suo lavoro di scenografo è intenso e ricco di titoli in ambito lirico, nella prosa, nel balletto e nel musical lavorando con importanti registi tra i quali Gabriele Lavia, Gilbert Deflo, Arnaud Bernard, Renato Zanella e Saverio Marconi. Non solo il Teatro nella vita professionale di Camera ma anche allestimenti per appuntamenti
internazionali come l’Expo 2021 Dubai in collaborazione con Davide Rampello & Partners progetta gli spazi scenografici de Il Belvedere delle Meraviglie e La Memoria del Padiglione Italia.
http://www.pav-it.eu/alessandro-camera/#!

In una intervista rilasciata per lo spettacolo “Tutto per Bene”, regia di Gabriele Lavia, Alessandro Camera racconta il suo lavoro:
Ci incontriamo, parliamo, lui (G. Lavia) mi espone le sue idee e da questo momento inizia il “travaglio”. Una serie di schizzi che possono essere tutto e il contrario di tutto ma che già racchiudono il germe, l’anima della drammaturgia visiva finale. Da quel momento in poi, una seduta di lavoro dopo l’altra, quei primi schizzi
convergono nel progetto finale.

Lo scenografo non si limita a ideare i propri bozzetti, io ad esempio, consegno al Teatro e ai laboratori un progetto che è ovviamente frutto del lavoro svolto gomito a gomito con il regista tenendo conto delle sue esigenze, ma i bozzetti non sono tutto, anzi; dopo la loro elaborazione, comincia il complesso lavoro degli esecutivi, ossia la fase operativa che più tutela il lavoro dello scenografo. Per lo scenografo lavorare sugli esecutivi è come per il regista provare uno spettacolo. Oggi, con “Tutto per bene” praticamente chiuso e definito, ancora siamo lì, in scena, a modificare dettagli e particolari: Gabriele lavora con i suoi attori ed io con le mie scenografie.