LA NARRAZIONE DELLO SPAZIO
Sei incontri online per una riflessione aperta a più voci sulla costruzione del nostro immaginario ed insieme anche una riflessione sull’abitare (nei tempi del coronavirus). Il Cinema, Il Teatro, la comunicazione visiva come strumenti narrativi attraverso cui costruire una poetica dello spazio e dare voce al nostro bisogno di abitare.
Marzo — Giugno 2021
a cura di Maia Rosa Mancuso/Antonella Conte
Stefano Poda
L’opera d’arte totale tra corpi e spazio
10 maggio, ore 15.00
introducono Antonella Conte e Vittoria Papaleo
codice Meet: jcr-zqrv-hvk
La storia che sempre mi interessa raccontare è quella di un viaggio nell’anima. Non è mai un lavoro facile nel momento in cui bisogna slegarsi completamente dalle maniere del nostro tempo, ammalato di realismo. Bisogna “imparare a disimparare” (…) Tutto è partito da molto lontano, da dove ho iniziato a fare qualcosa che per comodità continuo a definire “opera”, ma che in realtà è una dimensione che mi permette di riunire svariate discipline e fare in modo che “tutto abbia a che vedere con tutto”, come un esteso laboratorio di arte totale. Si tratta di un’operazione che mi permette una specie di ricreazione del mondo esterno e comunque di trovare un legame a tutto quello che ho visto “dal finestrino” attraversando il piccolo e grande mondo fino ad oggi.
Il mio è sempre stato un lavoro integrale ma artigianale (…) Prima ho imparato a costruire lo spazio (che non è mai scenografia ma che si avvicina piuttosto a installazione in senso di arte contemporanea), poi a illuminarlo. La luce per me è tutto, perché solo la luce può seguire intimamente le curve della musica e penetrare nei paesaggi reconditi dei sentimenti riposti, nei labirinti più ritorti degli umori e può manifestare l’aura (…) La luce diventa vita e quindi segna il passaggio del tempo e l’evoluzione spirituale.
Poi un altro passo importante è stata la scoperta del costume che non fosse “costume” ma che fosse l’emanazione dello spirito dei personaggi e di quello che rappresentavano nel contesto in cui agissero o da cui volessero evadere. Non appartengono mai ad un solo tempo, ma nascono dalla sommatoria di tutti i tempi. Da essi non ci si libera mai del tutto, tranne quando si raggiunge uno stato di purezza o di catarsi finale, ed allora appare finalmente il corpo purificato, svincolato, privato persino di sensualità, incretato e ricoperto da una polvere che fissa il dolore come un ricordo sfumato, perché c’è qualcosa che cade in estinzione ancora più velocemente della bellezza e della felicità ed è il dolore.
Intervista integrale:
Stefano Poda
“Nella sua ricerca di una unità estetica e concettuale, il lavoro artistico di Stefano Poda racchiude regia, scenografia, costumi, light-design e coreografia all’interno di una cifra personale basata su un’impronta visionaria e multilivello in equilibrio tra immagini antiche e arte contemporanea. Il suo linguaggio può essere compreso al pari della musica, della scultura, della pittura e dell’architettura.”
Dal 1994 ad oggi Stefano Poda ha realizzato più di 100 spettacoli in tutto il mondo e gli sono state conferite diverse onorificenze tra le quali a Parigi il prestigioso Premio Claude Rostand della Associazione della critica francese per Ariane et Barbe-bleue di paul Dukas, miglior produzione del 2019, realizzata al Teatro Capitole di Tolosa. Nel 2019 è invitato speciale alla Quadriennale di Praga 2019, 14ª edizione del più grande festival internazionale riservato alla scenografia ed al teatro.
https://www.stefanopoda.com/index.html