9 luglio 09:30 – 12:30
Accademia di Belle Arti di Palermo, cantieri Culturali alla Zisa – Aula Blu Cobalto

Lectio di Marianne Costa

Un’indagine sulla cromatologia visionaria dei tarocchi di Leonora Carrington: dal Rinascimento al Surrealismo

 

Nel 1955 Leonora Carrington realizzò un mazzo di 22 carte, corrispondenti ai cosiddetti “trionfi” o arcani maggiori dei Tarocchi. L’artista si ispirò sia al modello tradizionale del Tarocco di Marsiglia, sia all’opera di Pamela Colman Smith per il mazzo Rider-Waite, oggi uno dei più diffusi nel mondo anglosassone. Le carte, spesso caratterizzate da fondi monocromatici e da una simbologia personale, non furono concepite come opere da esporre o da commercializzare, ma come strumenti destinati all’uso privato dell’autrice. Secondo la testimonianza del figlio, Gabriel Weisz Carrington, la madre utilizzò quel mazzo per diversi anni nella pratica della cartomanzia, prima di abbandonarlo, come se il Tarocco le avesse trasmesso tutto ciò che era necessario ricevere.
Considerata la profonda attenzione che Carrington dedicò alle scienze occulte, all’astrologia e all’alchimia — ambiti che informano una parte significativa della sua produzione artistica e letteraria — è oggi possibile analizzare alcune delle scelte iconografiche e cromatiche adottate in questo mazzo alla luce di tali influenze. Restano tuttavia aperti numerosi interrogativi, in particolare quello relativo alla cromatologia: quale valore attribuiva l’artista alla vibrazione dei colori associati a ciascun arcano? Quale funzione simbolica o esoterica potevano assumere quelle scelte cromatiche nell’economia del gioco divinatorio?
Indagare queste carte significa non soltanto approfondire una tappa specifica della ricerca spirituale e immaginativa di Carrington, ma anche tentare un approccio esperienziale alla sua pratica tarologica. Se, infatti, il Tarocco agisce come strumento di conoscenza intuitiva e trasformazione interiore, l’interpretazione delle sue immagini — così come le intendeva l’artista — esige una lettura che trascenda i limiti dell’analisi estetica o filologica. In questo senso, la dimensione simbolica del colore, mai puramente decorativa, si configura come una vera e propria “tecnica della visione”.
Nel più ampio contesto della storia visuale dei Tarocchi, che vede coinvolti artisti dal Rinascimento fino ai surrealisti e ancora oltre, gli arcani di Leonora Carrington si distinguono per la loro densità poetica e per una forza visionaria che ne giustifica una collocazione autonoma. Essi meritano, oggi più che mai, un’attenzione specifica all’interno delle ricerche sull’intersezione fra arte, esoterismo e spiritualità femminile nel XX secolo.